Sarebbe facile oggi dire “noi lo avevamo detto”.
Questo momento doveva, prima o poi, arrivare. Ma a cosa servirebbe?
Ad appuntarci qualche stelletta al petto, atto di inservibile vanagloria?
Oggi è momento di riflessione e bisogna guardare al presente e al futuro prossimo. Chi ha affossato economicamente la città dovrà risponderne politicamente ed è ovvio che non mancheranno le occasioni elettorali, in primis.
Oggi è facile scaricare la colpa a chi ce l’ha. Ma in tutti questi anni abbiamo visto gran parte della città regalare la propria anima firmando fiducia in bianco e ricevendo palesemente indietro aria fritta, allegramente partecipi della corsa verso il baratro del dissesto. Nessuno può dichiarare attenuanti. Meno che mai chi si dichiara “opposizione”. Assente, inadeguata, inesistente, senza manco l’idea di una progettualità politica, politicamente il vuoto totale, il Nulla cosmico.
Rimane il Sindaco, persona responsabile e credibile a cui, nonostante tutto, si presenta l’occasione di sganciarsi da logiche politiche superate dai fatti e ricostruire sulle macerie diventando punto di riferimento del risanamento politico, morale ed economico dell’Ente e della Città. Al di là di ogni sua responsabilità politica (non certo amministrativa). Ai pasdaran locali il consiglio è di prendere atto della cruda realtà e farsi da parte, lasciando il campo a gente di buona volontà che lavori seriamente per il risanamento: il tempo dei sogni interessati è finito.
Ognuno si assuma le proprie responsabilità e riparta dal rispetto dei cittadini, sui quali ricadrà, in un modo o nell’altro, il peso dei danni altrui. Agli stessi però, l’onere di non far finta di nulla: si è colpevoli anche quando si finge di non vedere. Com’è già successo in questo ultimo decennio.